Lui Voce, Lui Notizia

Avvisi

  • Martedi 15 febbraio 2022: Ore 18:30 incontro catechiste dell’iniziazione cristiana. Ore 20:45 si riunisce il gruppo culturale
  • Venerdì 18 febbraio 2022: Ore 21:00 catechismo adolescenti e 18/19enni

Pensiero del parroco

Il signor Luigi.

 Il signor Luigi da quando sua moglie si è ammalata gravemente e soffre e stenta a riconoscere le persone care e ha bisogno di aiuto per tutto è arrabbiato con Dio e non va più in chiesa, neanche la domenica. Di questo non parla con nessuno, fa quello che deve fare, non si lamenta, non chiede aiuto, sopporta tutto. Ma dentro è arrabbiato con Dio. Non sa capacitarsi come sia possibile che la sua Rosetta, così buona, così mite, così devota possa essere colpita così duramente. Il signor Luigi coltiva un profondo risentimento: è convinto di subire una ingiustizia, un castigo che non ha meritato.

La signora Marina

La signora Marina, da quando la figlia si è ammalata gravemente e va avanti e indietro dagli ospedali e tenta tutte le cure senza trarne alcun miglioramento è tornata ad andare in chiesa, a pregare un po’ ogni giorno. Non era mai stata molto devota, in chiesa a Natale qualche volta. Ma adesso che vede la figlia malata e angosciata continua a pregare. Anche quando è a casa si fa aiutare dalla radio e dalla televisione per dire il rosario. “Perché preghi Maria?” le dice la vicina di casa. “Mia figlia è malata, io non so che cosa fare. I medici non sanno che cosa dire. I suoi figli non sanno che cosa pensare. Che cos’altro posso fare? Io prego. Ho imparato a fidarmi di Dio: Lui ci aiuterà”.

Il giovane Giorgio.

 Giorgio è sempre stato un ragazzo irrequieto, pieno di energia e confusione, voleva fare tutto e spesso non combinava niente. Sportivo e aggressivo. Va all’università più per fare amicizia e per farsi ammirare dalle ragazze che per studiare. Eppure riesce bene anche negli esami. A casa sembra muto, in compagnia sembra incontenibile. Lo dicono tutti: è simpatico, è pieno di vita, chi sa che cosa combinerà?  Quando Giorgio si è ammalato e doveva passare più tempo in ospedale che a casa, sembrava che il mondo crollasse e che la disperazione lo trascinasse nell’abisso. Invece Giorgio ammalato si è accorto di essere vivo; Giorgio costretto a stare solo in camera ha scoperto che la sua solitudine è abitata da Dio e ha imparato a pregare; Giorgio tentato di essere infelice, si è accorto di essere capace di seminare gioia anche in ospedale. Nella giornata dell’ammalato, noi non pensiamo agli ammalati, ma al signor Luigi, alla signora Marina, al giovane Giorgio. Pensiamo alle persone che conosciamo, una per una, ciascuno con il suo volto, la sua storia, le sue domande, i drammi e le rivelazioni. E contempliamo insieme con Maria l’opera di Dio: di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono … si è ricordato dalla sua misericordia come aveva promesso ai nostri padri. L’opera di Dio è misericordia: cioè presenza amorevole per chi lo invoca e anche per chi non lo invoca, per chi lo conosce e per chi non vuole conoscerlo. Dio è misericordia: potenza che salva condividendo la sofferenza di chi soffre, la notte angosciosa della prova, la tenace fedeltà nell’amore. Nella malattia alcuni vivono un sentimento di ingiustizia, come se una potenza misteriosa e cieca volesse punirli, altri sperimentano la vicinanza misericordiosa di Dio che vuole salvarli. Coloro che si lasciano raggiungere dalla misericordia di Dio possono essere trasfigurati, secondo la parola del Vangelo: siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36: cfr Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale del malato). La misericordia di Dio non è solo un farsi vicino di Gesù, manifestazione perfetta della misericordia del Padre, che incontra i malati e li guarisce. Gesù si fa vicino e dona lo Spirito e ogni figlio di Dio riceve la grazia di vivere come il Figlio di Dio, Gesù. La misericordia rende misericordiosi, l’amore rende capaci di amare. La giornata del malato è giornata di preghiera perché ci sia sollievo per chi soffre; è giornata di grazia perché in ogni condizione, sani o malati, anziani o giovani, poveri e ricchi, tutti accolgano l’amore che rende capaci di amare, di essere misericordiosi come il Padre celeste è misericordioso.

      (omelia dell’arcivescovo in occasione della Giornata Mondiale del Malato)

Lui voce, Lui notizia

Pensiero del don

Ho un grande desiderio di dire a tutti i consacrati e le consacrate la parola più necessaria in questo tempo. Ho pensato a lungo quale sia questa parola più necessaria. Ho raccolto tante parole e mi sono domandato: ma quale è la parola più necessaria? Ho pensato: la parola più necessaria è “grazie!” Sì, tutti dobbiamo dire un grazie dal profondo del cuore considerando la vita consacrata, il suo fiorire nella Chiesa, il bene compiuto, l’aiuto offerto a tante necessità dell’umanità. Milano non sarebbe quella che è se non ci fossero state centinaia di persone e di comunità di vita consacrata. Sì, tutti dobbiamo dire un immenso grazie, soprattutto in questo tempo in cui si usa criticare tutto e denunciare con asprezza e si dimentica, si censura riconoscere il bene immenso che tutta questa terra ha ricevuto dai consacrati e dalle consacrate. Bisogna dire “grazie!” Eppure non mi sembra la parola più necessaria, anche se fa piacere sentirsi ringraziare e riconosciuti per il bene compiuto sembra un po’ consolatoria e persino imbarazzante. “Abbiamo fatto solo quello che dovevamo fare! Perché ci vuole mettere sul piedestallo?”. Ho pensato: la parola più necessaria è “coraggio!”. In effetti abbiamo bisogno di farci coraggio. Anche nelle comunità di vita consacrata avverto il grigiore dello scontento, l’apprensione per il
futuro, l’insistenza incorreggibile a considerare l’età dei consacrati e delle consacrate, la riduzione fino alla scomparsa di novizi e novizie, il peso delle strutture sproporzionate alla risorse. La lingua continua a battere dove il dente duole. Invece si deve dire: “coraggio!”. Guardate i segni promettenti, gli spiragli di futuro che si colgono qua e là con forme nuove di vita consacrata, con presenze inedite di giovani che vengono da altre chiese e da altre terre. Coraggio! Considerate la storia con i suoi alti e bassi e perseverate come sentinelle che spiano la nuova alba. Coraggio! Apprezzate la vostra vocazione e irradiate la gioia di essere consacrati e consacrate: il
Signore non vi ha deluso, non vi deluderà. Coraggio! Eppure non mi sembra la parola più necessaria. Anzi, forse si avverte l’incoraggiamento come una espressione retorica, una forma di benevolenza di maniera che nasconde un certo compatimento e che genera una certa insofferenza: “Fa presto il vescovo a dire parole di incoraggiamento. In realtà bisogna essere realisti e riconoscere il nostro inarrestabile declino. Ho pensato: la parola più necessario è “riforma!”. In effetti si avverte che alcune forme e alcune pratiche di
vita nelle comunità e negli istituti risultano anacronistiche. È necessario riformare il linguaggio per farsi capire dai ragazzi e dalle ragazze di oggi. È necessario riformare l’organizzazione delle comunità dove è necessario accorpare comunità, unire province, gestire con lungimiranza le risorse e le strutture per favorire la continuazione del
carisma anche in assenza della comunità dell’Istituto di vita consacrata. È necessario riformare la vita delle comunità se la molteplicità degli impegni e dei servizi impedisce l’evidenza delle priorità della vita consacrata, e cioè la vita di preghiera e la vita di
comunità. Riforma! Sono necessarie riforme. Eppure non mi sembra questa
la parola più necessario. Certo, quindi, si deve continuare con  fiducia e coraggio il cammino di riforma, ma questo è ben compreso e generalmente ben praticato. Non è questa la parola più necessaria che il vescovo deve dire oggi. Il vescovo quindi riconosce di non saper trovare la parola più necessaria per la vita consacrata. Ma la celebrazione della festa della Presentazione al tempio, che in oriente di chiama festa dell’incontro supplisce all’incapacità del vescovo. La festa che celebriamo infatti rivela che l’unico necessario è Gesù,
incontrare lui, riconoscere in lui la luce, la vita, la gloria, la salvezza. Ma solo Gesù è necessario, solo lui è la roccia su cui costruire la vita, la comunità, la missione, la consacrazione. La testimonianza di Simeone rivela che se incontriamo Gesù tutto diventa
luce, tutto trova il suo compimento e tutto si rivela relativo: vivere, morire, poter fare molto, non poter fare niente, essere giovani, essere vecchi, essere pochi, essere tanti. Uniti a lui affronteremo il tempo presente e il tempo futuro, i giorni di tempesta e di apprensione e i giorni di pace e di letizia, i contesti favorevoli e quelli ostili. Con Gesù. Cerchiamo Gesù, viviamo per lui, dimoriamo in lui, troviamo in lui quella parola che orienta il cammino, quella
vocazione che decide la sequela, quella rivelazione che risponde e converte le domande e le attese di ogni uomo e di ogni donna. L’unico necessario è Gesù, ieri, oggi e sempre.

(Mons. Mario Delpini,  Festa della Presentazione del Signore)

AVVISI

  • Oggi, domenica 6 febbraio, riapriamo l’oratorio e riprendiamo anche il percorso di catechismo dell’iniziazione cristiana in presenza.
  • Giovedì 10 Febbraio durante la S. Messa delle ore 8.30 commemoreremo le vittime delle foibe. Alle 9.30 presso il monumento in via Giuliani e Dalmati ci sarà il ricordo anche con le autorità civili.
  • Giovedì 10 Febbraio alle ore 21.00, presso la segreteria parrocchiale si
    riunisce la commissione liturgica.
  • Venerdì 11 Febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, durante la S. Messa delle ore 8.30 pregheremo per tutti gli ammalati.
  • Venerdì 11 Febbraio alle ore 21.00 incontro di catechesi per i 18/19enni
  • Giovedì 3 febbraio, festa di S. Biagio, come da tradizione benediremo i pani e invocheremo il dono della salute.

Lui voce, Lui notizia

AVVISI

  • Lunedì 31 gennaio, alle ore 20.45 si terrà la S. Messa in San Giovanni Battista, presieduta da Monsignor Severino Pagani per tutti gli adolescenti e 18/19 a conclusione della settimana dell’educazione.
  • Giovedì 3 febbraio, festa di S. Biagio, come da tradizione benediremo i pani e invocheremo il dono della salute.
  • Domenica 6, Giornata della vita, alle ore 10.30 la santa messa solenne verrà animata dalla contrada di S. Biagio che al termine della celebrazione proporranno l’acquisto dei pani benedetti.
  • Da domenica 6 gennaio riprendiamo la celebrazione dell’ Iniziazione Cristiana in presenza, dopo la messa delle ore 10.30. Riprenderemo con la 4’ e 5’ elementare.
  • Da domenica 6 febbraio verrà riaperto l’oratorio.
  • Durante la S. Messa delle 10.30 benediremo i bambini nati in questo anno e anche quelli già battezzati in questo anno, invocheremo la benedizione anche sulle donne in dolce attesa.

Lui voce, Lui notizia

CONFESSIONI DELLA SETTIMANA

  • Giovedì 27 gennaio, dalle 16:00 alle 18:00 Padre Dionisio in chiesa parrocchiale
  • Venerdì 28 gennaio, dalle 16:00 alle 18:00 don Reginaldo Morlacchi in chiesa parrocchiale
  • Sabato 29 gennaio, dalle 10:30 alle 12:30 il parrocco in segreteria parrocchiale.

AVVISI

  • oggi, domenica 23 gennaio, alle 18:00 riprende la celebrazione dei vespri per la comunità giovanile in chiesa parrocchiale e la catechesi adolescenti
  • Mercoledì 26 gennaio, ore 21:00 Adorazione Eucaristica in preparazione alla Festa della Famiglia
  • Venerdì 28 gennaio, ore 21:00, in chiesa parrocchiale, incontro con il dottor Silvestro Plumari. “A che punto siamo con la bellezza?” è il titolo che la Diocesi ha dato alla settimana dell’educazione
  • Domenica 30 gennaio, le coppie festeggiate si troveranno alle 10:15 in giardino parrocchiale
  • Il gruppo case-famiglia ringrazia la comunità per il materiale raccolto in occasione dell’Epifania
  • A causa della situazione Covid, l’apertura dell’oratorio domenicale è posticipata a domenica 6 febbraio

PENSIERO DEL PARROCO

(pensiero di Don Stefano Guidi, responsabile della Fom, in occasione dell’inizio della settimana dell’educazione)

«Scrivere insieme il futuro»: non poteva avere titolo migliore quest’anno la Settimana dell’educazione,dal 21 al 31 gennaio, in un tempo ancora profondamente segnato dalla pandemia da Covid-19 che ha stravolto la vita e i progetti di tutti. «La Settimana – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fondazione oratori milanesi – è sempre un’occasione per coinvolgere e rimotivare la comunità educante, a maggior ragione in questa fase che stiamo attraversando. È quindi un invito a non perdersi d’animo, a non scoraggiarsi e a non rinunciare a vivere questo tempo di relativa sospensione».

Ma gli oratori riescono a svolgere le loro attività?
Gli oratori stanno vivendo al massimo delle possibilità in questo periodo e si stanno preparando alla riapertura, per ricominciare e ricostruire. «Scrivere insieme il futuro» è un’immagine per dire che questo non è un tempo in cui non fare niente o esprimere solo un lamento, senz’altro reale e sincero, ma anche un tempo in cui pensare a un cammino educativo che riprenderà a tutti gli effetti. La nuova situazione educativa sarà molto condizionata dall’esperienza della pandemia, subirà degli effetti, così come l’Arcivescovo ci ha richiamato nel Discorso di Sant’Ambrogio indicando un’emergenza spirituale, educativa e sociale. Quindi dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione che ci provocherà molto.

Come si colloca la Domenica della Parola nella Settimana dell’educazione?
All’interno della proposta complessiva ci è sembrato importante sottolineare la Domenica della Parola in chiave educativa, cioè mettendo a disposizione della comunità educante la possibilità di vivere un momento di spiritualità confrontandosi con un brano della Scrittura. In questo modo raccogliamo l’invito del Papa a vivere quella domenica con un’attenzione particolare all’ascolto della Parola: questo diventa per la comunità educante l’occasione per vivere e rinnovare un vissuto spirituale.

Proponete anche «La santità che ti immagini». Di cosa si tratta?
Adottando linguaggi diversi abbiamo pensato di proporre un’altra modalità formativa riferita ai film capaci di trasmettere un contenuto educativo, corredandolo con una scheda e altri strumenti utili per approfondire il messaggio. Si tratta di una proposta specifica per il cammino formativo degli educatori.

Il percorso Oratorio 2020 invece come procede?
Nel 2020 avevamo individuato una data simbolica, un punto di arrivo, con l’idea di riprendere i fondamentali dell’oratorio. Nessuno però poteva immaginare la nuova situazione che si è creata e che ora ci sta mandando provocazioni che non erano prevedibili. In un certo senso stiamo davvero vivendo l’Oratorio 2020 sul campo. La consegna era quella di riscrivere i progetti educativi, ma questo è stato evidentemente frenato dalla situazione che stiamo vivendo. Tanti oratori avevano iniziato un processo al loro interno, che ha subìto una battuta d’arresto e che ora tentano di riprendere. Noi stiamo cercando di accompagnarli con strumenti molto agili per vivere questo tempo facendo esperienza, quindi non vivendo soltanto di emozioni o di episodi, ma cercando di metabolizzare quello che in qualche modo si sta imparando.

Quando è prevista la conclusione?
Quello che doveva essere l’evento diocesano di febbraio è rinviato. L’Arcivescovo ha chiesto che la fase conclusiva del percorso, con la consegna dei progetti educativi, venga svolta quando si potrà viverla in presenza, perché sia davvero un appuntamento diocesano e non online. In ogni caso l’esperienza estiva di Summerlife nel 2020 ci ha confermato la bontà della proposta dell’oratorio, quindi non di uno strumento superato, ma desiderato. Oggi invitiamo tutti a vivere gli oratori non come un’idea simbolica, perché siamo dentro a un tempo reale che ci sta provocando tanto e che ci chiede capacità di discernimento.

Lui voce, Lui notizia

AVVISI

  • Giovedì alle ore 20.30 in segreteria parrocchiale si riunisce la commissione per il progetto pastorale parrocchiale.
  • Domenica 30 gennaio 2022 festa della Sacra Famiglia festeggeremo gli anniversari di matrimonio più solenni. Invito coloro che desiderano partecipare ad iscriversi presso la segreteria parrocchiale entro il 25 gennaio.

Pensiero del parroco

Come abitare la terra senza calpestarla e facendo il bene?

La pandemia ha dato il via a trasformazioni urbanistiche e sociali oggi non più rimandabili. Se ne parlerà il 15 gennaio nella quarta sessione del percorso diocesano di formazione sociopolitica

«Il 2020 è stato l’anno del test planetario. Con la pandemia le città di tutto il mondo hanno cominciato, per necessità e non per virtù, a rimettere mano alle strade, alle piazze, agli spazi pubblici. […] La necessità di contenere i contagi ha ricollocato in strada molte attività che prima si svolgevano solo negli interni. La pandemia ha, in un certo senso, tolto l’ultimo velo di ipocrisia sulle nostre vite metropolitane: sono improvvisamente considerate meno abitabili quelle città dove predominano le automobili sullo spazio dei pedoni e dei ciclisti, dove siamo soffocati dall’inquinamento concentrato dovuto al traffico e al consumo di suolo, dove tempi, consuetudini e comportamenti sono organizzati intorno a picchi orari incompatibili con la varietà degli stili di vita». Così Elena Granata, nel suo ultimo libro Placemaker, riflette sui cambiamenti in atto nelle nostre città. È un tema caro a una delle urbaniste più acute del nostro tempo; pensieri maturati negli anni e già presenti nel fortunato testo Biodivercity, il cui sottotitolo era un programma per l’oggi: «Città aperte, creative e sostenibili che cambiano il mondo». Biodivercity uscì poco prima del Covid ma introduceva intuizioni e prassi che la pandemia ha poi accelerato. La politica, anche nell’etimologia della parola stessa, è un “fare” le città; un costruire gli spazi urbani del futuro. Per realizzare città sostenibili e belle è necessario proporre una visione e questo sarà il compito di Elena Granata al prossimo appuntamento della scuola di formazione sociopolitica. L’attesa dei partecipanti è quella di avere spunti e suggerimenti su come abitare la terra senza calpestarla. Sentiamo tutti la necessità di spazi e luoghi che creino comunità e superino le paure del nostro tempo. La pandemia ha accentuato la diffidenza verso chi non conosciamo. Ma come fare? Da quale sguardo partire? Oltre a Elena Granata, saranno presenti il sindaco di Lecco e di Erba: due città che stanno ripensandosi. Inoltre, questo appuntamento diocesano vorrebbe dare avvio a “Laboratorio Lecco”, ovvero un percorso cittadino il cui obiettivo è quello di costruire spazi di dialogo tra cattolici e non nel comune desiderio di rendere sempre più abitabili i nostri territori. All’inizio degli anni Settanta, Italo Calvino pubblicava Le città invisibili e già denunciava per esempio il problema dei rifiuti urbani. «Più Leonia espelle roba più ne accumula […] Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto di spazzatura». Ma questo è solo uno dei problemi dei nostri borghi. Certo, non una questione di poco conto, insieme all’inquinamento, al consumo di suolo e alla fatica di muoversi in sicurezza. Ma di fondo resta anche la domanda su come favorire gli incontri tra le persone, i momenti ludici dei ragazzi e dove poter pregare e avere spazi per la cultura, l’arte e la ricerca del bello. Città che coniughino etica ed estetica e che soprattutto siano attente ai più fragili e non scartino nessuno, ma accolgano chi è solo e anziano. Tutto questo è solo utopia oppure è possibile immaginare paesi dove vivere bene senza che il male prevalga? Nell’inverno demografico che stiamo attraversando, mi piace sognare città a misura di bimbi dove le varie generazioni possono convivere in armonia

(Don Walter Magnani, Responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro)