Libretto | Via Crucis 10/04/2020 – Venerdì Santo

Canto iniziale: Ecco l’uomo

Nella memoria di questa Passione
noi ti chiediamo perdono, Signore,
per ogni volta che abbiamo lasciato
il tuo fratello soffrire da solo.

Noi ti preghiamo, Uomo della croce,
Figlio e Fratello, noi speriamo in te.
Noi ti preghiamo, Uomo della croce,
Figlio e Fratello, noi speriamo in te.

Introduzione

Sac: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo.
Tutti: Amen.

Sac: il Signore sia con voi.
Tutti: E con il tuo Spirito.

Lettore 1:  Le meditazioni della Via Crucis quest’anno sono proposte dalla cappellania della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova. Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, quattordici persone hanno meditato sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo rendendola attuale nelle loro esistenze. Tra loro figurano cinque persone detenute, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di Polizia Penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo otto anni di processo ordinario. Accompagnare Cristo sulla Via della Croce, con la voce rauca della gente che abita il mondo delle carceri, è l’occasione per assistere al prodigioso duello tra la Vita e la Morte, scoprendo come i fili del bene si intreccino inevitabilmente con i fili del male. Contemplare il Calvario da dietro le sbarre è credere che un’intera vita si possa giocare in pochi istanti, com’è accaduto al buon ladrone. Basterà riempire quegli attimi di verità: il pentimento per la colpa commessa, la convinzione che la morte non è per sempre, la certezza che Cristo è l’innocente ingiustamente deriso. Tutto è possibile a chi crede.

Sac: Preghiamo. O Dio, amante della vita, che nella riconciliazione ci doni sempre una nuova opportunità per gustare la tua infinita misericordia, ti supplichiamo di infondere in noi il dono della sapienza per considerare ogni uomo e ogni donna come tempio del tuo Spirito e rispettarli nella loro inviolabile dignità. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

I stazione: Gesù è condannato a morte

(Meditazione di una persona detenuta condannata all’ergastolo)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere (Lc 23,20-25). 

Lettore 1: Tante volte, nei tribunali e nei giornali, rimbomba quel grido: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». È un grido che ho sentito anche su di me: sono stato condannato, assieme a mio padre, alla pena dell’ergastolo. La mia crocifissione è iniziata quando ero bambino: se ci penso mi rivedo rannicchiato sul pulmino che mi portava a scuola, emarginato per la mia balbuzie, senza nessuna relazione. Ho iniziato a lavorare quando ero piccolo, senza poter studiare: l’ignoranza ha avuto la meglio sulla mia ingenuità. Il bullismo, poi, ha rubato sprazzi d’infanzia a quel bambino nato nella Calabria degli anni Settanta. Somiglio più a Barabba che a Cristo, eppure la condanna più feroce rimane quella della mia coscienza: di notte apro gli occhi e cerco disperatamente una luce che illumini la mia storia. 8 Quando, rinchiuso in cella, rileggo le pagine della Passione di Cristo, scoppio nel pianto: dopo ventinove anni di galera non ho ancora perduto la capacità di piangere, di vergognarmi della mia storia passata, del male compiuto. Mi sento Barabba, Pietro e Giuda in un’unica persona. Il passato è qualcosa di cui provo ribrezzo, pur sapendo che è la mia storia. Ho vissuto anni sottoposto al regime restrittivo del 41-bis e mio padre è morto ristretto nella stessa condizione. Tante volte, di notte, l’ho sentito piangere in cella. Lo faceva di nascosto ma io me ne accorgevo. Eravamo entrambi nel buio profondo. In quella non-vita, però, ho sempre cercato un qualcosa che fosse vita: è strano a dirsi, ma il carcere è stato la mia salvezza. Se per qualcuno sono ancora Barabba, non mi arrabbio: avverto, nel cuore, che quell’Uomo innocente, condannato come me, è venuto a cercarmi in carcere per educarmi alla vita.

Lettore 2: Hai accettato l’ingiusta condanna della Croce, per riconciliare con il Padre l’umanità smarrita nel suo peccato
Tutti: Noi ti lodiamo e ti benediciamo

Lettore 2: Ti se fatto obbediente fino alla morte di Croce per riunire tutti i tuoi figli ovunque dispersi
Tutti: Noi ti lodiamo e ti benediciamo

Sac: Preghiamo. O Dio, amante della vita, che nella riconciliazione ci doni sempre una nuova opportunità per gustare la tua infinita misericordia, ti supplichiamo di infondere in noi il dono della sapienza per considerare ogni uomo e ogni donna come tempio del tuo Spirito e rispettarli nella loro inviolabile dignità. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

II stazione Gesù è caricato della croce

(Meditazione di due genitori ai quali hanno ammazzato una figlia)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: I soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo (Mc 15,16-20). 

Lettore 1: In quell’estate orribile, la nostra vita di genitori è morta assieme a quella delle nostre due figlie. Una è stata ammazzata con l’amica del cuore dalla violenza cieca di un uomo senza pietà; l’altra, sopravvissuta per miracolo, è stata privata per sempre del suo sorriso. La nostra è stata una vita di sacrifici, fondata sul lavoro e sulla famiglia. Abbiamo insegnato ai nostri figli il rispetto per l’altro e il valore del servizio verso chi è più povero. Spesso ci chiediamo: “Perché proprio a noi questo male che ci ha travolto?”. Non troviamo pace. Neppure la giustizia, in cui abbiamo sempre creduto, è stata in grado di lenire le ferite più profonde: la nostra condanna alla sofferenza resterà fino alla fine. Il tempo non ha alleviato il peso della croce che ci hanno messo sulle spalle: non riusciamo a dimenticare chi oggi non c’è più. Siamo anziani, sempre più indifesi, e siamo vittime del peggiore dolore che esista: sopravvivere alla morte di una figlia. È difficile da dirsi, ma nel momento in cui la disperazione sembra prendere il sopravvento, il Signore, in modi diversi, ci viene incontro, donandoci la grazia di amarci come sposi, sorreggendoci l’uno all’altro pur con fatica. Lui ci invita a tenere aperta la porta della nostra casa al più debole, al disperato, accogliendo chi bussa anche solo per un piatto di minestra. Avere fatto della carità il nostro comandamento è per noi una forma di salvezza: non ci vogliamo arrendere al male. L’amore di Dio, infatti, è capace di rigenerare la vita perché, prima di noi, il suo Figlio Gesù ha sperimentato il dolore umano per poterne sentire la giusta compassione.

Lettore 2: Insegnaci a portare con Te la Croce, quando viene caricata sulle nostre spalle
Tutti: Manda il tuo Spirito Signore

Lettore 2: Liberaci da ogni forma di indifferenza e rendici capaci di assumere in modo responsabile il disagio di chi bussa alla nostra porta
Tutti: Manda il tuo Spirito Signore

Sac: Preghiamo. O Dio, nostra giustizia e redenzione, che ci hai donato il tuo unico Figlio glorificandolo sul trono della Croce, infondi nei nostri cuori la tua speranza per riconoscerti presente nei momenti bui della nostra vita. Consolaci in ogni afflizione e sostienici nelle prove, in attesa del tuo Regno. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

III stazione Gesù cade per la prima volta

(Meditazione di una persona detenuta)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti (Is 53,4-6). 

Lettore 1: È stata la prima volta che sono caduto, ma quella caduta è stata per me la morte: ho tolto la vita ad una persona. È bastato un giorno per passare da una vita irreprensibile a compiere un gesto nel quale è racchiusa la violazione di tutti i comandamenti. Mi sento la versione moderna del ladrone che a Cristo implora: «Ricordati di me!». Più che pentito, lo immagino come uno che è consapevole di essere sulla strada errata. Della mia infanzia ricordo l’ambiente freddo e ostile nel quale sono cresciuto: bastava scovare una fragilità nell’altro per tradurla in una forma di divertimento. Cercavo amici sinceri, volevo essere accettato per com’ero, senza riuscirci. Soffrivo per la felicità degli altri, sentivo i bastoni tra le ruote, mi chiedevano solo sacrifici e regole da rispettare: mi sono sentito un estraneo per tutti e ho cercato, ad ogni costo, una mia rivalsa. Non mi ero accorto che il male, lentamente, cresceva dentro me. Finché, una sera, è scoccata la mia ora delle tenebre: in  un attimo, come una valanga, mi si sono scatenate contro le memorie di tutte le ingiustizie subite in vita. La rabbia ha assassinato la gentilezza, ho commesso un male immensamente più grande di tutti quelli che avevo ricevuto. In carcere, poi, l’ingiuria degli altri è diventata disprezzo verso me stesso: bastava poco per farla finita, ero al limite. Avevo condotto anche la mia famiglia nel burrone: per causa mia, hanno perso il loro cognome, l’onorabilità, sono divenuti soltanto la famiglia dell’assassino. Non cerco scusanti né sconti, espierò la mia pena fino all’ultimo giorno perché in carcere ho trovato gente che mi ha ridato la fiducia perduta. Non pensare che al mondo esistesse la bontà è stata la mia prima caduta. La seconda, l’omicidio, è stata quasi una conseguenza: ero già morto dentro.

Lettore 2: Preghiamo insieme Padre nostro….

Sac: Preghiamo. O Dio, che hai sollevato l’uomo dalla sua caduta, ti supplichiamo: vieni in aiuto alla nostra debolezza e donaci occhi per contemplare i segni del tuo amore disseminati nel nostro quotidiano. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

IV stazione Gesù incontra la Madre

(Meditazione della mamma di una persona detenuta)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé (Gv 19,25-27). 

Lettore 1: Nemmeno per un istante ho provato la tentazione di abbandonare mio figlio di fronte alla sua condanna. Il giorno dell’arresto tutta la nostra vita è cambiata: l’intera famiglia è entrata in prigione con lui. Ancora oggi il giudizio della gente non si placa, è una lama affilata: le dita puntate contro tutti noi appesantiscono la sofferenza che già portiamo nel cuore. Le ferite crescono con il passare dei giorni, togliendoci persino il respiro. Avverto la vicinanza della Madonna: mi aiuta a non farmi schiacciare dalla disperazione, a sopportare le cattiverie. Ho affidato a lei mio figlio: solamente a Maria posso confidare le mie paure, visto che lei stessa le ha provate mentre saliva il Calvario. In cuor suo sapeva che il Figlio non avrebbe avuto scampo al male dell’uomo, ma non l’ha abbandonato. Stava lì, a condividerne il dolore, facendogli compagnia con la sua presenza. Immagino che Gesù, sollevando lo sguardo, incrociasse i suoi occhi pieni d’amore e non si sentisse mai solo. Così voglio fare anch’io. 14 Mi sono addossata le colpe di mio figlio, ho chiesto perdono anche per le mie responsabilità. Imploro su di me la misericordia che solo una madre riesce a provare, perché mio figlio possa tornare a vivere dopo aver espiato la sua pena. Prego di continuo per lui perché, giorno dopo giorno, possa diventare un uomo diverso, capace di amare nuovamente se stesso e gli altri.

Lettore 2: Preghiamo insieme: Salve Regina…

Sac: Preghiamo. O Maria, madre di Dio e della Chiesa, fedele discepola del Figlio tuo, ci rivolgiamo a te, per affidare al tuo sguardo premuroso e alla custodia del tuo cuore materno, il grido dell’umanità che geme e soffre nell’attesa del giorno in cui sarà asciugata ogni lacrima dai nostri volti. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

V stazione Gesù viene aiutato dal Cireneo

(Meditazione di una persona detenuta)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù (Lc 23,26). 

Lettore 1: Con il mio mestiere ho aiutato generazioni di bambini a camminare diritti con la schiena. Un giorno, poi, mi sono trovato a terra. È stato come se mi avessero rotto la schiena: il mio lavoro è diventato l’appiglio per una condanna infamante. Sono entrato in carcere: il carcere è entrato a casa mia. Da allora sono diventato un randagio per la città: ho perso il mio nome, mi chiamano con quello del reato di cui la giustizia mi accusa, non sono più io il padrone della mia vita. Quando ci penso, mi ritorna alla mente quel bambino con le scarpe rotte, i piedi bagnati, i vestiti usati: ero io, un tempo, quel bambino. Poi, un giorno, l’arresto: tre uomini in divisa, un rigido protocollo, il carcere che mi inghiotte vivo nel suo cemento. La croce che mi hanno caricato sulle spalle è pesante. Con il passare del tempo ho imparato a conviverci, a guardarla in faccia, a chiamarla per nome: passiamo notti intere a farci compagnia a vicenda. Dentro le carceri Simone di Cirene lo conoscono tutti: è il secondo nome dei volontari, di chi sale questo calvario per aiutare a portare una croce; è gente che rifiuta la legge del branco mettendosi in ascolto della coscienza. Simone di Cirene, poi, è il mio compagno di cella: l’ho conosciuto nella prima notte trascorsa in carcere. Era un uomo che aveva vissuto per anni su una panchina, senza affetti né redditi. La 16 sua unica ricchezza era una confezione di brioches. Lui, goloso di dolci, ha insistito perché la portassi a mia moglie la prima volta che è venuta a trovarmi: lei è scoppiata a piangere per quel gesto tanto inaspettato quanto premuroso. Sto invecchiando in carcere: sogno di tornare un giorno a fidarmi dell’uomo. Di diventare un cireneo della gioia per qualcuno.

Lettore 2: Guida i nostri passi incontro a te, Signore, perché possiamo portare la Croce insieme a te; fa’ che andiamo verso chi ti cerca nella comunità per imparare da lui a lodarti in tutte le lingue dei popoli. 
Tutti: Manda il tuo Spirito, Signore.

Lettore 2: Rinnova in noi l’entusiasmo della Pentecoste, la gioia delle molte lingue che si intrecciano per annunciare e testimoniare l’unica fede.
Tutti: Manda il tuo Spirito, Signore.

Sac: Preghiamo. O Dio, difensore dei poveri e conforto degli afflitti, ristoraci con la tua presenza e aiutaci a portare ogni giorno il dolce giogo del tuo comandamento d’amore. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

VI stazione Gesù cade per la terza volta

(Meditazione di una persona detenuta)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: È bene per l’uomo portare un giogo nella sua giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo impone. Ponga nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza. Porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non respinge per sempre. Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo il suo grande amore (Lam 3,27-32). 

Lettore 1: Cadere a terra non è mai piacevole: cadere più e più volte, poi, oltre che non essere bello diventa anche una sorta di condanna, quasi che non si sia più capaci di restare in piedi. Come uomo sono caduto troppe volte: altrettante volte mi sono rialzato. In carcere ripenso spesso a quante volte un bambino cade a terra prima di imparare a camminare: mi sto convincendo che quelle siano le prove generali per quando si cadrà una volta diventati grandi. Da piccolo ho vissuto il carcere dentro casa: vivevo nell’angoscia della punizione, alternavo la tristezza degli adulti alla spensieratezza dei bambini. Di quegli anni ricordo suor Gabriella, l’unica immagine di festa: fu l’unica ad intravedere il meglio dentro il mio peggio. Come Pietro ho cercato e trovato mille scuse ai miei errori: il fatto strano è che un frammento di bene è sempre rimasto acceso dentro me. In carcere sono diventato nonno: mi sono perso la gravidanza di mia figlia. Un giorno, alla mia nipotina, non racconterò il male che ho commesso ma solamente il bene che ho trovato. Le parlerò di chi, quando ero a terra, mi ha portato la misericordia di Dio. In carcere la vera disperazione è sentire che nulla della tua vita ha più un senso: è l’apice della sofferenza, ti senti il più solo di tutti i solitari al mondo. È vero che sono andato in mille pezzi, ma la cosa bella è che quei pezzi si possono ancora tutti ricomporre. Non è facile: è l’unica cosa, però, che qui dentro abbia ancora un significato.

Lettore 2: Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non è inganno. Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno.
Tutti: Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato.

Lettore 2: Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura d’estate inaridiva il mio vigore. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe» e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Tutti: Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato.

Lettore 2: Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere.
Tutti: Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato.

Lettore 2: Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza. Ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
Tutti: Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato.

Sac: Preghiamo. O Dio, fortezza di chi spera in Te, che concedi a chi segue i tuoi insegnamenti di vivere nella pace, sostieni i nostri passi timorosi, rialzaci dalle cadute delle nostre infedeltà, versa sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

VII stazione Gesù è inchiodato alla croce

(Meditazione di un sacerdote accusato e poi assolto)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,33-43). 

Lettore 1: Cristo inchiodato alla croce. Quante volte, da prete, ho meditato su questa pagina di Vangelo. Quando poi, un giorno, mi hanno messo in croce, ho sentito tutto il peso di quel legno: l’accusa era fatta di parole dure come chiodi, la salita si è fatta ripida, il patimento si è inciso nella pelle. Il momento più buio è stato vedere il mio nome appeso fuori dall’aula del tribunale: in quell’attimo ho capito di essere un uomo costretto a dimostrare la sua innocenza, senza essere un colpevole. Sono rimasto appeso in croce per dieci anni: è stata la mia via crucis popolata di faldoni, sospetti, accuse, ingiurie. Ogni volta, nei tribunali, cercavo il Crocifisso appeso: lo fissavo mentre la legge investigava sulla mia storia. La vergogna, per un istante, mi ha condotto al pensiero che sarebbe stato meglio farla finita. Poi, però, ho deciso di rimanere il prete che sono sempre stato. Non ho mai pensato di accorciare la croce, nemmeno quando la legge me lo concedeva. Ho scelto di sottopormi al giudizio ordinario: lo dovevo a me, ai ragazzi che ho educato negli anni del Seminario, alle loro famiglie. Mentre salivo il mio calvario, li ho trovati tutti lungo la strada: son diventati i miei cirenei, hanno sopportato con me il peso della croce, mi hanno asciugato tante lacrime. Assieme a me tanti di loro hanno pregato per il ragazzo che mi ha accusato: non smetteremo mai di farlo. Il giorno in cui sono stato assolto con formula piena, ho scoperto di essere più felice di dieci anni fa: ho toccato con mano l’azione di Dio nella mia vita. Appeso in croce, il mio sacerdozio si è illuminato.

Lettore 2: Preghiamo insieme e diciamo: Gesù, portaci con te in paradiso!
– Signore Gesù, aiutaci a riconoscere i nostri sbagli e ad affidarci alla tua Misericordia come ha fatto il “Ladrone”, preghiamo.
– Di fronte a tutte le nostre “morti”, sostieni Signore la nostra speranza nel tuo Regno che non avrà mai fine, preghiamo.
– Signore Gesù, che hai sempre mostrato compassione e tenerezza per i più deboli e i peccatori, aiuta anche noi a sentirci amati da te, perché il tuo amore è più grande del nostro peccato, preghiamo.
– Perché i malati e i sofferenti sappiano trovare in Maria il conforto al loro dolore e la certezza della loro speranza, preghiamo. 

Sac: Preghiamo. O Dio, fonte di misericordia e di perdono, che ti riveli nelle sofferenze dell’umanità, illuminaci con la grazia che sgorga dalle piaghe del Crocifisso e donaci di perseverare nella fede durante la notte oscura della prova. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

VIII stazione Gesù muore in croce

(Meditazione di un magistrato di sorveglianza)

Sac: Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Lettore 2: Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò (Lc 23, 44-46). 

Lettore 1: Come magistrato di sorveglianza, non posso inchiodare un uomo, qualsiasi uomo, alla sua condanna: vorrebbe dire condannarlo una seconda volta. È necessario che l’uomo espii il male che ha commesso: non farlo significherebbe banalizzare i suoi reati, giustificare le azioni intollerabili da lui compiute che hanno arrecato ad altri sofferenza fisica e morale. Una vera giustizia, però, è possibile solo attraverso la misericordia che non inchioda per sempre l’uomo in croce: si offre come guida nell’aiutarlo a rialzarsi, insegnandogli a cogliere quel bene che, nonostante il male compiuto, non si spegne mai completamente nel suo cuore. Solo ritrovando la sua umanità, la persona condannata potrà riconoscerla nell’altro, nella vittima a cui ha provocato dolore. Per quanto il suo percorso di rinascita possa essere tortuoso e il rischio di ricadere nel male resti sempre in agguato, non esistono altre strade per cercare di ricostruire una storia personale e collettiva. La rigidità del giudizio mette a dura prova la speranza nell’uomo: aiutarlo a riflettere e a chiedersi le motivazioni delle sue azioni potrebbe diventare l’occasione per guardarsi da un’altra prospettiva. Per fare questo, però, è necessario imparare a riconoscere la persona nascosta dietro la colpa commessa. Così facendo, a volte si riesce ad intravedere un orizzonte che può infondere speranza alle persone condannate e, una volta espiata la pena, riconsegnarle alla società, invitando gli uomini a riaccoglierli dopo averli un tempo, magari, respinti. Perché tutti, anche da condannati, siamo figli della stessa umanità.

Lettore 2: Restiamo qualche istante in silenzio contemplando Cristo morto sulla croce

Sac: Preghiamo. O Dio, re di giustizia e di pace, che hai accolto nel grido del Figlio tuo quello dell’intera umanità, insegnaci a non identificare la persona con il male commesso e aiutaci a scorgere in ciascuno la fiamma viva del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. 
Tutti: Amen.

Canto: Ti saluto, o Croce Santa

Ti saluto, o Croce Santa,
che portasti il Redentor.
Gloria, lode, onor ti canta
ogni lingua ed ogni cuor.

Intervento del sacerdote

Conclusione

Sac: Preghiamo. O Dio che ci hai redento con il sangue prezioso del tuo Unigenito, liberaci dalle catene dei peccati poiché adoriamo la croce da cui ci venne la vita. Per Cristo nostro Signore.
Tutti: Amen.

Sac: Benedetto il Signore che vive e regna nei secoli dei secoli.
Tutti: Amen.

Canto finale: Volto dell’uomo

Volto dell’uomo,
penetrato dal dolore,
volto di Dio,
penetrato di umiltà;
scandalo dei grandi,
che confidano nel mondo,
uomo dei dolori,
pietà di noi.