Meditazione 24 marzo 2020

GENESI 25, 27-34; PROVERBI 23, 29-32; VANGELO Mt 7, 6-12

Esaù cacciava le bestie del campo con destrezza e con successo, fino a diventare un conquistatore che governava sui suoi vicini. Giacobbe era un uomo semplice, una persona a cui piacevano i veri piaceri del riposo più di tutti i finti piaceri. Egli fu uno straniero e un pellegrino in spirito e un pastore in tutta la sua vita. Isacco e Rebecca ebbero questi due figli, uno prediletto del padre e l’altro della madre: i genitori pii, però, pur amando maggiormente un figlio buono, non devono fare parzialità. Che il loro affetto li porti a fare ciò che è giusto e uguale ad ogni figlio o ne verranno dei mali.

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Meditazione 23 marzo 2020

GENESI 25, 19-26; PROVERBI 22, 17-19. 22-25; VANGELO Mt 7, 1-5

Sembra che Isacco non sia stato molto provato in vita, tuttavia non trascorse i suoi giorni in pace. Giacobbe ed Esaù erano frutto della preghiera: i loro genitori, dopo essere stati a lungo senza figli, li ottennero, infatti, per mezzo della preghiera. La realizzazione della promessa di Dio è sempre sicura, anche se talvolta spesso tarda a compiersi, ma la fede dei credenti viene così messa alla prova e quanto più a lungo la loro pazienza è esercitata quando attendono delle grazie, tanto più le gradiscono quando si realizzano.

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Lui voce, Lui notizia

Il pensiero del Don

Omelia IV Domenica di Quaresima, detta del Cieco nato

E’ Interessante come i Vangeli, in alcuni incontri che Gesù fa, concentrano l’attenzione sullo sguardo. Sottolineano come Gesù ha un suo particolare modo di vedere, di osservare, di accorgersi delle cose e della gente. Leggendo chi gli si pone davanti guardandolo in volto, raggiungendolo dentro, senza ferire e senza giudicare, così come è accaduto a quest’uomo cieco dalla nascita. Al centro di questo racconto non sta Gesù, che compare all’inizio e alla fine dell’episodio, ma anzitutto lo sguardo confuso dei discepoli, dei vicini, dei genitori e dei farisei nei confronti di questo cieco che torna a vedere. Tutti presi da una domanda che sembra non trovare una risposta: perché quest’uomo è cieco?

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Messaggio del Parroco

Carissimi,
il tempo forte della Quaresima sia intenso di grazie per tutti. L’invito a conversione ci trafigga il cuore: non si tratta di un appello convenzionale, ma di una parola amica, esigente e promettente che il Signore ci rivolge. Lo sguardo al Crocifisso, la meditazione delle verità cristiane, la pratica di una ascesi proporzionata ci conduca a vivere con intensità i giorni della passione, morte, risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

(da: La situazione è occasione, pgg. 83-84,
Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano)

E’ con profonda malinconia che questa domenica non potrò  celebrare insieme a voi, con l’ausilio della tecnologia, la S. Messa della quarta domenica di Quaresima detta del “Cieco nato”.

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Meditazione 21 marzo 2020

ISAIA 6, 8-13; S. Paolo Apostolo agli Ebrei 4, 4-12; VANGELO Mc 6, 1b-5

La fama di Gesù si era diffusa ben oltre la Galilea e aveva raggiunto persino Gerusalemme. Per questo in molti sono accorsi nella sinagoga per ascoltare le parole del loro concittadino. Tutti i presenti, nonostante lo conoscano bene, restano stupiti delle parole che escono dalla sua bocca. E si pongono anche la domanda giusta, quella che dovrebbe aprire alla fede: “Da dove  gli vengono tali cose?”. Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si bloccano davanti al carattere ordinario della sua presenza: non è così che essi immaginano un inviato di Dio; pensano che un profeta debba avere i tratti della straordinarietà e del prodigioso, e che i suoi tratti debbano essere quelli della forza e della potenza umana. Gesù, invece, si presenta loro come un uomo normale. La famiglia di Gesù è davvero normale, né ricca né indigente. Non sembra godere di particolare stima da parte dei cittadini di Nazareth: “Non è il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” continuano a chiedersi gli ascoltatori nella sinagoga. Insomma, per i nazareni Gesù non ha assolutamente nulla che possa distinguerlo da loro. La cosa che più non riuscirono a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse però avere autorità su di loro, ossia che pretendesse in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ciò non potevano accettarlo da un uomo “normale”, appunto, da uno di loro.

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